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Appunti minimi dal Presidio Clarea, Chiomonte, Valsusa

So poco sulla Comune di Parigi, ho un’infarinatura scolastica, ho letto I giorni della Comune di Brecht (un copione  non riuscitissimo) e qualche appunto di Walter Benjamin. Sulla base di queste poche informazioni, mi azzardo a scrivere che un briciolo delle emozioni che provarono i comunardi 140 anni fa, le provano i presidianti della Val Clarea, oggi. Un briciolo.

La zona del presidio è aspra e lussureggiante al medesimo tempo. Un angolo di paradiso sconciato dai piloni dell’autostrada. L’aria è profumata di primavera e, lontano dalle luci, ci sono ancora le lucciole (cfr. Pasolini).

Ad occhio e croce, ci sono tre-quattrocento persone, non è facile contare. L’area in mano ai presidianti è estesa e fitta d’alberi, un continuo saliscendi di sentieri perlopiù ostacolati da barricate. Un colpo d’occhio complessivo è impossibile. Trecento persone ci sono tutte, forse di più. Non molti di più, però.

I presidianti costruiscono barricate, bevono, fumano, chiacchierano, fanno gli auguri al compagno che scoccata la mezzanotte timidamente rivela la sua data di nascita.

Quelli che non costruiscono barricate, in crocchi, discorrono. Sono le chiacchiere della notte, le stesse che si possono sentire nei centri delle città, o sulle spiagge nelle nottate miti. Quelle che sono condite di silenzi.

Ci sono questioni, però, che fanno capolino ogni pochi minuti, in tutti i crocchi.
“Quando torneranno?”
Lo sanno tutti che torneranno.
“Domenica, vengono domenica…”
“Saremo qui ad aspettarli”
“È vero che se resistiamo una settimana saltano i fondi europei?”
È vero, ma siamo già alla terza proroga… e il quattro vien da sé.
“È bellissimo qui, stanotte”
Ed è vero, si vedono talmente tante stelle che uno che sa riconoscere solo quattro o cinque costellazioni ci mette qualche minuto prima di individuarle. Poi di nuovo si torna a fissare le corsie dell’autostrada.

Una questione torna in continuazione. Le 711 pietre “sequestrate” dalla questura.
Ci ridono tutti sopra: “Ridicoli sono, che vuol dire che hanno sequestrato 711 pietre… Dove le conservano ora?”
Molti ci sospirano su: “Non dovevano essere lanciate!”
Che non sia andata come la raccontano i tg e i giornali lo sanno tutti: “Sono delle merde!”
C’è chi fa i calcoli: “Hanno detto 711 pietre per un totale di 120 chili, vuol dire 170 grammi a pietra, è roba da niente.”
Chi insinua: “Comunque il video è strano, si vedono certi lanci che non partono da qua”
C’è chi sbuffando fumo di sigaretta e guardando di lato dice: “Senza quel lancio di pietre sarebbero entrati!”
E chi non si dà pace: “I giornalisti infangano il movimento: l’autostrada era chiusa da un’ora quando è partita quel po’ di ghiaia.”
“Sì, ma era meglio non tirare niente” dice una.

Donne ce n’è, non ancora il 50%, ma sono parecchie.

Una delle telecamere all’uscita della galleria è stata girata verso i presidianti. Quelli che si avvicinano al guardrail per sistemare i tronchi per la barricata si coprono il volto. Squillano i telefoni: “No, per ora è tutto tranquillo. Dormi. Tanto stanotte non vengono. Risparmiamo le energie.”
È un continuo: “Ora siamo tanti, tieni il telefono acceso, se c’è bisogno ti chiamo.”
Passa un altro trasporto eccezionale sull’autostrada.
“Che cazzo ce le copriamo a fare le facce! Coi telefonini sanno tutto!”

25 maggio