Dinamiche spicciole di psicologia 2.0 (#noncivasco, il successo di spinoza eccetera eccetera

In attesa di pubblicare la seconda parte del nostro SDA Cine Review sulla rappresentazione del potere nel cinema di Elio Petri (qui trovate la prima), condivido con voi qualche breve riflessione nata dalla questione Vasco Rossi versus Nonciclopedia, riguardo alla quale mi limito a rimandarvi a queste tre riflessioni che condivido in pieno: jumpinshark, valigiablu, lipperatura.

Qui, invece, analizzeremo una serie di fenomeni tipici del web e in particolare del mondo dei social network cercando di coglierne le dinamiche psicologiche.

1. la massificazione e la post-massificazione (o “parlarne anche se non me ne frega un cazzo per non essere emarginato”)

Ho qualche idea (piuttosto semplicistica) sul come una notizia nata in rete (o comunque condivisa per la prima volta in rete) diventi di massa, ma per il momento mi concentrerò sul momento immediatamente successivo: cosa ci succede quando veniamo intercettati da una notizia già “massificata”?
Il web, in questi casi è ben lontano dall’essere la roccaforte della libertà e -soprattutto per quanto riguarda i famigerati social network- finisce per assomigliare più a una via di mezzo tra la classe delle scuole medie e una giungla dove alla “legge del più forte” si sostituisce la legge del più social: se non dici la tua sull’argomento del giorno, sul TT, per dirla in termini twitteriani, sei escluso, sfigato, fuori dal branco e quindi condannato al disinteresse altrui (che è l’equivalente di soccombere al tempo dei social network).

Corollario: se non me ne frega un cazzo ma non posso fare a meno di parlarne per le ragioni di cui sopra, il compromesso è parlarne male.

(NOTA BENE: la “logica del branco” di cui sopra, a cui ieri il “popolo del web” o almeno parte di esso ha dato prova di sottostare è uno dei fondamenti psicologici del bullismo -in piccolo- e dei fascismi -in grande)

2.0 Zizek, i crociati del web, Wikipedia, l’effetto Spinoza (il sito, non il filosofo)

Il concetto di interpassività che Slavoj Zizek spiega benissimo in “Leggere Lacan. Guida perversa al vivere contemporaneo” è la chiave per interpretare una serie di fenomeni del web, alcuni dei quali attualissimi.  Prima di spiegare, cito:

(…) bisognerebbe integrare la nozione, oggi alla moda, di interattività con il suo inusitato doppio, l’interpassività. E’ un luogo comune enfatizzare come, con i nuovi media elettronici, non si dia più fruizione passiva di un testo o di un’opera d’arte: non fisso più semplicemente lo schermo, ma sempre più interagisco con esso e con esso entro in una relazione dialogica (…).
Chi decanta il potenziale democratico dei nuovi media si concentra in genere proprio su queste caratteristiche, su come, cioè, il cyberspazio apra a una grande maggioranza di persone la possibilità di smarcarsi dal ruolo di osservatori passivi costretti ad assistere ad uno spettacolo inscenato da altri, permettendo loro di partecipare attivamente non solo allo spettacolo, ma anche e sempre più alla costituzione delle sue regole.
L’altra faccia di questa interattività è l’interpassività. L’inverso dell’interazione con l’oggetto è la situazione nella quale l’oggetto mi prende, mi espropria della mia passività, cosicchè è l’oggetto stesso a goderne al mio posto, sollevandomi dal dovere di goderne a mia volta. Pressochè qualsiasi aficionado del videoregistratore che registri compulsivamente film (traslandola all’era 2.0 potremmo dire “qualsiasi cinefilo che scarichi compulsivamente film da Emule o simili”, ndr), sa bene che l’effetto immediato del  possedere un videoregistratore è che si guardano meno film di quanto non si facesse ai bei vecchi tempi del semplice apparecchio televisivo (…).
(…)la sola consapevolezza che le pellicole che amo siano archiviate nella mia videoteca mi dà una profonda soddisfazione (…) come se il videoregistratore le stesse in qualche modo guardando per me, al mio posto. Il videoregistratore gioca qui il ruolo del grande Altro (…).

Quello spiegato da Zizek è il motivo per cui le crociate sul web hanno così tanto successo: e’ come se psicologicamente si delegasse al “grande Altro”, inteso come “il web” in grande e come Wikipedia, Nonciclopedia e via discorrendo nello specifico attuale lo scomodo dell’impegno e soprattutto in caso di non-riuscita del fallimento, ci si sente partecipi, attivi limitandosi a cliccare un “mi piace” o un “condividi link” e via discorrendo. In una parola, ci si deresponsabilizza, si regredisce allo stadio infantile/preadolescenziale e contemporaneamente non si ha lo scomodo di affrontare il senso di colpa della non-partecipazione perchè comunque “Io ho partecipato, ho condiviso, ho lottato!”

Sempre collegato al concetto di interpassività ma in senso opposto è il senso del successo di Spinoza.it e simili community satiriche o pseudotali.  Il cinismo va di moda anzi, l’impressione è che siamo passati da una società buonista e politically correct PER FORZA a una società CINICA per forza (e chi si oppone, chi contesta, magari anche in maniera razionale e intelligente viene immediatamente bollato come “moralista e bacchettone”, subendo il processo di emarginazione di cui sopra). Il compromesso tra la coscienza e la moda-cinicotrasgressiva imperante diventa limitarsi a condividere, ridere e bearsi del cinismo di altri (dal momento che, invece,  trovare un compromesso tra il NOSTRO proprio buonismo e il NOSTRO proprio cinismo endogeni è impresa assai ardua).

NOTA: l’affaire Wikipedia e la logica NIMBY

Questo ultimo paragrafo non era previsto, è una semplice riflessione a caldo (che probabilmente sarà soggetta pertanto ad aggiornamenti) sulla questione Wikipedia. Oltre a seguire la logica classica delle crociate sul web di cui sopra, la diffusione della questione Wikipedia e l’indignazione (uso la parola “indignazione” volutamente, pur non amandola particolarmente) da essa nata, sembra seguire a livello psicologico la trita e ritrita logica NIMBY:  del comma 92 del DDL contro le intercettazioni si parla già da un po’ ma l’indignazione è nata solo quando si è capito che rischiava anche Wikipedia (che, per quanto sia un mezzo controverso e via discorrendo, è un mezzo materialmente UTILE, e non ci piove). Se il comma 92 del DDL contro le intercettazioni avesse colpito solo quattro o cinque blogger anonimi ci sarebbe stata la stessa levata di scudi anticensura? Sarò malfidente io, ma non credo.

 


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