Monthly Archives: Maggio 2011

Appunti minimi dal Presidio Clarea, Chiomonte, Valsusa

So poco sulla Comune di Parigi, ho un’infarinatura scolastica, ho letto I giorni della Comune di Brecht (un copione  non riuscitissimo) e qualche appunto di Walter Benjamin. Sulla base di queste poche informazioni, mi azzardo a scrivere che un briciolo delle emozioni che provarono i comunardi 140 anni fa, le provano i presidianti della Val Clarea, oggi. Un briciolo.

La zona del presidio è aspra e lussureggiante al medesimo tempo. Un angolo di paradiso sconciato dai piloni dell’autostrada. L’aria è profumata di primavera e, lontano dalle luci, ci sono ancora le lucciole (cfr. Pasolini).

Ad occhio e croce, ci sono tre-quattrocento persone, non è facile contare. L’area in mano ai presidianti è estesa e fitta d’alberi, un continuo saliscendi di sentieri perlopiù ostacolati da barricate. Un colpo d’occhio complessivo è impossibile. Trecento persone ci sono tutte, forse di più. Non molti di più, però.

I presidianti costruiscono barricate, bevono, fumano, chiacchierano, fanno gli auguri al compagno che scoccata la mezzanotte timidamente rivela la sua data di nascita.

Quelli che non costruiscono barricate, in crocchi, discorrono. Sono le chiacchiere della notte, le stesse che si possono sentire nei centri delle città, o sulle spiagge nelle nottate miti. Quelle che sono condite di silenzi.

Ci sono questioni, però, che fanno capolino ogni pochi minuti, in tutti i crocchi.
“Quando torneranno?”
Lo sanno tutti che torneranno.
“Domenica, vengono domenica…”
“Saremo qui ad aspettarli”
“È vero che se resistiamo una settimana saltano i fondi europei?”
È vero, ma siamo già alla terza proroga… e il quattro vien da sé.
“È bellissimo qui, stanotte”
Ed è vero, si vedono talmente tante stelle che uno che sa riconoscere solo quattro o cinque costellazioni ci mette qualche minuto prima di individuarle. Poi di nuovo si torna a fissare le corsie dell’autostrada.

Una questione torna in continuazione. Le 711 pietre “sequestrate” dalla questura.
Ci ridono tutti sopra: “Ridicoli sono, che vuol dire che hanno sequestrato 711 pietre… Dove le conservano ora?”
Molti ci sospirano su: “Non dovevano essere lanciate!”
Che non sia andata come la raccontano i tg e i giornali lo sanno tutti: “Sono delle merde!”
C’è chi fa i calcoli: “Hanno detto 711 pietre per un totale di 120 chili, vuol dire 170 grammi a pietra, è roba da niente.”
Chi insinua: “Comunque il video è strano, si vedono certi lanci che non partono da qua”
C’è chi sbuffando fumo di sigaretta e guardando di lato dice: “Senza quel lancio di pietre sarebbero entrati!”
E chi non si dà pace: “I giornalisti infangano il movimento: l’autostrada era chiusa da un’ora quando è partita quel po’ di ghiaia.”
“Sì, ma era meglio non tirare niente” dice una.

Donne ce n’è, non ancora il 50%, ma sono parecchie.

Una delle telecamere all’uscita della galleria è stata girata verso i presidianti. Quelli che si avvicinano al guardrail per sistemare i tronchi per la barricata si coprono il volto. Squillano i telefoni: “No, per ora è tutto tranquillo. Dormi. Tanto stanotte non vengono. Risparmiamo le energie.”
È un continuo: “Ora siamo tanti, tieni il telefono acceso, se c’è bisogno ti chiamo.”
Passa un altro trasporto eccezionale sull’autostrada.
“Che cazzo ce le copriamo a fare le facce! Coi telefonini sanno tutto!”

25 maggio


Stati di agitazione ~ Il nome & il manifesto

1.0  Il nome

Stati di agitazione – CCCP

«Stati di agitazione» sta per un sacco di cose. Una citazione dei CCCP (Il video di sopra!). Una condizione psichiatrica/psicologica/emotiva dove per “agitazione” si intende agitazione mentale (Ansia, stress, psicosi, paranoia e chi più ne ha più ne metta). Last but not least, una condizione sociale. Stati di agitazione intesi come movimenti, sovversioni, pseudorivoluzioni evidenti o sotterranee, (contro)culturali e meno.

2.0 Il manifesto

“Stati di agitazione” è un collettivo di blogger che si propone di fare controinformazione e riflessione comune su società, movimenti, culture e controculture. Crediamo che il sapere sia un bene comune da difendere e solo condividendolo e “collettivizzandolo”, attraverso la riflessione collettiva, la comunicazione, e la controinformazione, attraverso gli strumenti che l’era digitale ci offre, potremo liberarlo dagli interessi, dai preconcetti e dagli sfruttamenti consci e inconsci che da secoli lo tengono imbrigliato.

Siamo per un uso consapevole di Internet come mezzo di collettivizzazione e condivisione delle esperienze sia culturali che di lotta e delle riflessioni che da queste esperienze derivano. Tuttavia, siamo assolutamente CONTRARI al clicktivismo sterile e a ogni forma di masturbazione intellettuale. Qua sopra, e in qualunque altro webmedia, si fa informazione e riflessione. La lotta si fa in strada e in piazza.

Siamo antirazzisti, antifascisti, antisessisti, antiomofobi ed antispecisti.

Siamo vicini alle lotte di studenti e lavoratori, alle lotte dei precari, non per “sentito dire” ma perchè per la maggior parte SIAMO studenti, lavoratori, precari.

Siamo aperti alle forme civili di dibattito e confronto. Se pensate che diciamo cazzate, ditecelo, saremo felici di discuterne, amiamo lo scambio orizzontale. Tuttavia, le offese e la roba che contravviene palesemente ai principi di cui sopra (Roba razzista/xenofoba, fascista, sessista, omofoba), viene cancellata senza se e senza ma.

(…Questa prima versione del manifesto può essere suscettibile di cambiamenti )

3.0 Il collettivo: pochi semplici principi da rispettare

Organizzazione orizzontale. Niente verticismi.

I singoli post non necessitano di approvazione volta per volta (Va da se che se contravvengono ai principi di cui sopra, se è roba xenofoba, fascista, sessista ecc. ecc. ecc., viene cancellata IMMEDIATAMENTE).

Va da se che non saremo SEMPRE d’accordo su tutto. Se ne può discutere tranquillamente nei commenti.

Niente scadenze. Nel senso che, quando si ha voglia di scrivere, di bloggare, lo si fa senza impegno.

I post vengono firmati a nome unico “Stati di agitazione”, “Collettivo Stati di agitazione” o “CSdA”. Nei commenti, invece, ci si firma “singolarmente”.

Se si hanno blog “personali” li si può liberamente inserire nei link laterali.

(Anche questa parte può essere suscettibile di cambiamenti)

 

Per il momento, per entrare a far parte del collettivo, scrivere a eveblissett@subvertising.org